Il libro
Il libro, edito nel luglio 2018 con prefazione di Stefano Papi, testimonia uno storico marchio milanese, un mondo di industria e di ingegno. Un’eccellenza unica e affascinante.
È stato voluto, per ricostruire una memoria industriale e operosa, dalla famiglia Corbella e dagli amici che hanno condiviso la vita e il lavoro di Angelo Corbella, gravemente ammalato a causa di una malattia neurodegenerativa. È il risultato di un lavoro di équipe: vi hanno lavorato la figlia Angelica affiancata da Bianca Cappello e da studiosi amici. Partendo dai materiali presenti nell’Archivio Corbella e dalle ricerche durate due anni in archivi, biblioteche, uffici dell’anagrafe e perfino in parrocchie e cimiteri, in ditte del settore teatrale e in collezioni si è aperto un mondo affascinante tutto da esplorare: per raccontarlo un solo volume non basterà…
Dalla prefazione di Stefano Papi
“Da storico ed esperto di gioielli, non avrei mai immaginato che sarei rimasto un giorno totalmente affascinato da quegli oggetti in metallo e paste vitree, dalla fattura raffinata e fantasiosa. …”
Il libro è stato esposto in vetrina, insieme allo splendido diadema realizzato per Fedora, nella storica libreria Bocca in Galleria Vittorio Emanuele a Milano in occasione dell’apertura della stagione del Teatro alla Scala 2018-2019.
“Il marchio storico con il trofeo d’armi e lo scudo con il monogramma AC ha accompagnato in tutto il suo percorso la storia della Ditta Corbella e dei suoi protagonisti. I traslochi sono stati carichi di memorie del passato: leggere come le fragili veline da disegno e pesantissime come gli stampi ottocenteschi.
Molte sono andate disperse, alcune conservate, altre, preziose, rubate. Ma tutti i Corbella (e i loro amici) hanno giocato con gli scarabei dell’Aida, indossato corone realizzate al momento con le gallerie d’ottone trovate in cantina, si sono mascherati e nascosti con grandi elmi, brandendo spade con lame di Toledo.
La memoria storica degli uomini che lavorano e che hanno lavorato non è di tante parole: la ritroviamo nella testimonianza concreta degli oggetti che si sono conservati e sono stati tramandati a noi, sia come eredità di famiglia, sia come patrimonio prezioso di chi li ha utilizzati in grandiose manifestazioni pubbliche consegnandoli alla grande storia della produzione italiana e dello spettacolo.”
Elisabetta Franchi